Oggi parliamo di Alice was my name, ovvero un film appartenente al filone del Cinema indipendente italiano. Non è mai facile addentrarsi in questo campo, perciò oggi vedremo di darvi la nostra personale versione di questo film, nella maniera più oggettiva possibile.
Alice was my name: gioiello nascosto
Il Cinema indipendente italiano è spesso un settore in cui si trovano tante cose fatte male. Non è sempre così per fortuna. Spesso ci sono anche pellicole che hanno il loro perché e una di queste è il film di oggi: Alice was my name.
Già dal trailer (lo trovate come sempre infondo all’articolo) potete notare che questo horror/thriller diretto da Brace Beltempo ha puntato molto sugli effetti speciali e la fotografia (cosa che invece è spesso lasciata al caso in prodotti di questo genere).
Tutto è molto vintage e ha un gusto cinematografico molto retrò che piace. Una visione interessante che vi consigliamo di tenere a mente se siete amanti di storie violente, ma al tempo stesso psicologiche.
Cruento e disturbante
Questi sono sicuramente i due aggettivi che meglio descrivono Alice was my name. Un film nichilista, girato da chi i film li sa fare e si vede.
Un regista, Beltempo, che rispetto ai suoi colleghi appartenenti all’indie italiano, sa davvero come tenerti incollato alla sedia durante la visione del suo lavoro sullo schermo. Alcuni lo hanno addirittura paragonato al noto Morituris del cinema horror italiano, il che, vista la sua età giovane, gli fa davvero molto onore.
Nel tempo il nostro art director ne ha fatta di strada e ha realizzato altri progetti interessanti, sempre inerenti al suo mondo, quello del sottobosco underground.
Un regista che è partito dai video girati davvero con tre lire nei bassifondi, fino ad arrivare alla creazione di pellicole come The Carpenter’s House (un film violento e coinvolgente di cui vi consigliamo la visione se amanti dell’horror nostrano alla Dario Argento).
Alice was my name: rape & revenge
Ok, eccoci a parlare del film. Lo possiamo inserire a pieno titolo nel filone rape & revenge. La struttura narrativa infatti è quella classica dello stupro con conseguente vendetta. Un genere che molto piace a cinefili della tipologia horror/thriller.
Alice, interpretata dall’attrice Melissa Di Cianni, è una giovane aspirante attrice che dopo aver girato diversi provini senza ottenere nessuna scrittura è alla ricerca della grande occasione per svoltare e diventare famosa una volta per tutte.
L’occasione sembra presentarsi con la richiesta di lavoro di un fotografo che la convoca in un luogo segreto, facendole credere di avere in serbo per lei un bel progetto artistico che la porterà alle luci della ribalta. La realtà è un’altra: l’uomo è a capo di un gruppo di depravati che girano snuff-movie, ovvero i film in cui i protagonisti violentano e uccidono la protagonista (per davvero).
Il film si fa avvincente…
Alice viene picchiata, stuprata e poi portata in un bosco dove i due uomini che le hanno fatto violenza la uccidono e la seppelliscono. In realtà Alice non muore e riesce a fuggire.
Cosa farà ora la nostra protagonista? Trasformerà il dolore in rabbia ed inizierà a pianificare la sua vendetta. Siete curiosi di scoprire che fine faranno quei farabutti che l’hanno seviziata? Guardatevi il film perché merita davvero, nonostante la trama possa sembrarvi semplice e a tratti fin troppo essenziale.
Una bella interpretazione
Concludiamo la nostra recensione con una lode all’esordiente protagonista. La Di Cianni ha un’espressività fuori da comune e rispetta le direttive di Beltempo alla lettera, tanto che riesce a creare una Alice dolce e al tempo stesso vendicativa e cazzuta.
Il regista con questo film ha voluto raccontarci una storia terribile, con una specie di lieto fine. Una storia senza fronzoli, cruda che fa riflettere, messa in luce da una regia che colpisce per il suo legame con il cinema vintage dai colori tosti e saturi.