Saint Ange è un film del 2004, uscito al cinema nell’agosto del 2005, di genere horror, drammatico, scritto e diretto da Pascal Laugier. Un orfanotrofio nel bel mezzo delle alpi francesi, un passato terribile e misterioso. Solo un’orfana, una cuoca e la donna delle pulizie sono rimaste a vagare tra i corridoi e le stanze ormai vuote. Sembrano questi essere proprio gli elementi perfetti per un horror angosciante fino all’ultimo minuto.
“Echi inquietanti di un passato misterioso e terribile aleggiano in un vecchio orfanotrofio”.
La trama
L’orfanotrofio Saint Ange, arroncato sulle Alpi francesi, è ormai pressoché disabitato, dopo che tutti gli orfani sono stati adottati o trasferiti in un altro istituto. L’unica rimasta indietro è Judith, un’orfana con disturbi mentali. Insieme a lei la cuoca dell’istituto, Helenka, e Anna, una giovane appena assunta come donna delle pulizie.
Anna è una ragazza timida ed introversa, che cerca di tenere nascosta al mondo la propria gravidanza. Stringe un forte rapporto con Judith e, inizialmente, anche con Helenka, ma ben presto scopre che c’è qualcosa di molto sinistro nell’orfanotrofio.
Helenka non vuole che Anna vada in giro a curiosare per l’istituto, ma lei lo fa lo stesso e ben presto inizia a sentire voci e piccoli passi di bambini all’interno dell’istituto vuoto.
Anna inizia, quindi, a pensare che in passato quel luogo deve aver visto commettere della atrocità, proprio nei confronti di quei bambini. Nel frattempo scopre che forse Helenka non è così amichevole come sembra e che Judith, forse, non è psicolabile come la cuoca e la direttrice vogliono far credere.
I primi atti di Saint Ange
Per capire l’angoscia che ci accompagnerà per tutti i 98 minuti del film basta soffermarsi sui primissimi minuti. La prima scena del film ci porta sulle Alpi francesi degli anni ’50, al Saint Ange. È notte all’orfanotrofio e un bambino e una bambina si incontrano in un bagno. La bambina ha paura, sente delle strane presenze in quel luogo.
Lasciano la stanza il più velocemente possibile, ma il bambino è attirato indietro. Qualcosa attira la sua attenzione nell’immensa vasca che campeggia nel bagno. Affacciandosi su di essa cade e batte la testa.
Con un salto temporale arriviamo subito ad Anna che arriva all’orfanotrofio per iniziare il suo nuovo lavoro. Tutti i bambini stanno lasciando l’orfanotrofio a bordo di un pulmino, lasciando indietro Judith ed Helenka. A mettere in guardia Anna sull’orfanotrofio è proprio la stessa bambina della prima scena, prima di salire sull’autobus insieme agli altri.
Un horror lento e angosciante
Abbiamo già detto che la parola d’ordine in questo horror è angosciante. In Saint Ange, infatti, non troveremo nulla di ciò che si vede in molti horror più commerciali. Niente scene di sangue, morti, splatter, mostri, scene veloci e ritmiche.
Il ritmo di Saint Ange è lento e descrittivo. Sì, perché il film ci porterà dentro l’orfanotrofio descrivendone le stanze, i lunghi corridoi, le aree segrete. Ci descriverà l’angoscia, la paura e le emozioni delle protagoniste.
I punti su cui ruota il film sono: una persona, un maniero sperduto e un mistero da risolvere. E questi sono proprio i punti cardine di uno stile gotico. Perciò gli amanti del genere, sicuramente, adoreranno Saint Ange.
L’interpretazione di Virginie Ledoyen è sublime e la fotografia stupefacente. Senza dubbio un horror a cui dare un’occasione e da vedere fino alla fine, perché il finale è “allucinante”!