Oggi prendiamo al vaglio l’opera prima di un regista italiano che ha deciso con questa pellicola di lanciarsi nel mondo dell’horror. Il film in questione è 42-66: Le origini del male, le critiche dal 2017 ad oggi sono contrastanti. Vediamo insieme di cosa parla e perché vederlo.
42-66: Le origini del male. La trama
La trama racconta la storia di un uomo che esce dal carcere: ha scontato la sua pena per omicidio e ora vuole vendetta.
Torna a casa, nella periferia di Roma, dove mentre il protagonista si prodiga al suo piano di rivalsa un gruppo di balordi abusa di una ragazza. La violenza si consuma sotto gli occhi del nostro protagonista che decide di prendere provvedimenti.
Niente di nuovo, definiamolo pure un losco tentativo di fare un film horror con senso civico. Dario Amerighi prova a fare il cinema horror ispirandosi ai giovani della cinematografia italiana del settore, avendo però pochi (diciamo pure pochissimi) soldi da spendere.
Quello che possiamo dirvi è che 42-66: Le origini del male
Dopo essere uscito dal carcere e avere così scontato una condanna per omicidio, un uomo rincorre una personale vendetta. Nella periferia di Roma, intanto, un gruppo di balordi abusa di una ragazza, violentandola.
Un altro tentativo di esordio nel cinema horror da parte di un ispirato neo regista, costretto a realizzare un film senza sostanza economica. Considerato il costo (diecimila euro) 42-66 Le origini del Male rappresenta un piccolo saggio di bravura.
Degna di nota soprattutto l’interpretazione di Mino Bonini, attore del nostro cinema horror italiano che già si era distinto nel film Infidus prima di presenziare come protagonista diretto da Amerighi.
Mino Bonini: la star del film
Spendiamo due parole proprio su di lui: Mino Bonini. Di lui si ricorda subito la sua stazza e i suoi tatuaggi. Un uomo dall’aria triste, che ha negli occhi desiderio di rivalsa. Insomma, l’uomo perfetto per interpretare l’ex avanzo di galera che cerca vendetta.
Grazie al suo phisique du role e alla sua bravura di interprete, Mino Bonini regala al pubblico di 42-66: Le origini del male momenti di suspance e al tempo stesso lo lascia immedesimarsi nelle situazioni che affronta durante il film.
Del film non si ricorda solo lui dopo la prima visione, ma l’intera atmosfera, che ci ricorda più uno snuff movie che un horror. Poco importa, Bonini nel ruolo del vendicatore che non ha bisogno di maschera merita la visione.
La storia di un giustiziere
Quella di Dario Almerighi è la storia di un giustiziere che vive in un mondo ingiusto, quello delle borgate, di coloro che vivono la condizione disagiata della periferia.
Non a caso vi abbiamo detto sopra che del film si ricorda l’atmosfera: il regista vuole che chi guarda si immedesimi nella vita di coloro che vivono giornalmente il degrado urbano e umano.
Un horror underground, in cui si parla romanesco stretto. Un clima aspro, che trae ispirazione per certi aspetti anche alla commedia italiana: arrogante e fenomenale, quella che raccontava storie come quella della Banda della Magliana, per intenderci.
Il titolo può portare fuori strada
Un horror di denuncia, il cui titolo può portare fuori strada. Infatti, ad orecchio e a prima vista 42-66: Le origini del male porta a pensare che vedremo demoni e cose dell’altro mondo. Invece no, i demoni protagonisti del film sono persone vere che fanno cose poco ortodosse, che devono essere raccontate e denunciate.
Non è dunque un horror religioso, in cui si praticano esorcismi, ma una pellicola in cui il demonio sono le azioni di uomini disagiati, senza cultura e senza cuore. Qui Dio non c’entra niente: qui ci sono uomini che si comportano come bestie e uomini che cercano di combattere queste bestie con la loro stesse azioni nefaste, una tra tutte l’omicidio.
Ultima analisi di 42-66: Le origini del male: quella tecnica
Da un punto di vista tecnico dobbiamo dirvi che ci sono dei limiti tangibili e visibili ad occhio nudo durante la visione. La causa sta nel basso budget, che no ha permesso ad Almerighi di lavorare egregiamente sull’audio (ad esempio).
Spesso le battute dei personaggi sono coperte dalla musica di sottofondo, o ancora, le immagini in post produzione sono state sin troppo sbiadite.
Insomma, in conclusione, quando guarderete 42-66: Le origini del male ricordate di concentrarvi sul contenuto e non sulla sostanza, ovvero sul girato o sulla fotografia, che lasciano un po’ a desiderare solo perché i mezzi a disposizione della troupe sono stati davvero pochi.