I Eat Your Skin è un film del 1971 che, nel corso del tempo, ha avuto molti nomi. Il titolo originale era Zombies, poi diventato Zombie Bloodbath e Voodoo Blood Bath, ma è arrivato in Italia con il titolo de Il voodoo dei morti viventi. L’arrangiamento italiano del titolo, tra l’altro, è uno dei più azzeccati perché riesce a far intuire un collegamento tra gli zombie e il voodoo. Collegamento che nel film, altrimenti, sarebbe davvero molto labile.
Gli zombie, il cui tratto distintivo è l’assenza di occhi, non mangiano carne (figuriamoci pelle!) umana e sono anche immuni alle pallottole. Sono piuttosto una sorta di “esercito” asservito ai voleri di un singolo, che però è ben lontano dalla pratica del voodoo!
La critica non ha accolto molto bene l’uscita di questo film. Le musiche jazz un po’ decontestualizzate, l’accozzaglia tra voodoo e scienziati pazzi spiattellata troppo palesemente e la caratterizzazione troppo approssimativa degli zombie non hanno fatto molta presa. C’è da dire, però, che i suoi momenti ce li ha: un non morto kamikaze che si fa esplodere contro un aereo non è da tutti i giorni!
Il Voodoo dei Morti Viventi: la trama
In cerca di ispirazione per il suo nuovo libro, lo scrittore di romanzi rosa Tom Harris decide di intraprendere un viaggio su una paradisiaca isola caraibica. L’atterraggio non è dei migliori: l’aeroplano termina il carburante poco prima dell’arrivo e l’equipaggio è costretto a scendere su una spiaggia desolata. Lì Harris comincia ad avere i primi ammonimenti sul perché quell’atollo è chiamato Voodoo Island.
Fortunatamente lo scrittore e i suoi amici vengono trovati dal loro ospite che li porta nella magione, ma le stranezze non sono che all’inizio. Tra inquietanti creature prive di occhi e una servitù che pare sapere più di quanto non dice, le notti si fanno anche troppo affollate.
Un sacrificio è nell’aria e la vittima pare essere la giovane figlia dell dottor Biladeau, bellissima ragazza bionda di cui Harris si innamora all’istante. Per salvarla, si propone di portarla via dall’isola… ma la verità è più difficile di quanto tutti credono. E se fosse proprio il dottore a non voler partire? Gli esperimenti che conduce nel suo misterioso laboratorio potrebbero essere la chiave di tutto quello che sta succedendo sull’isola.
La produzione e la travagliata distribuzione
Nonostante sia ambientato in un’isola caraibica, I eat your skin è stato girato completamente in Florida, tra Miami Beach e Key Biscayne. Il cast e la troupe erano composti principalmente da locali e la messa in scena ne risente abbastanza.
La scelta del bianco e nero nel 1964 è stata decisamente un azzardo, anzi, “un atto di puro ottimismo” come sottolinea il critico cinematografico Bryan Senn. Effettivamente, prima di vedere le luci del grande schermo, Zombies deve aspettare ben 6 anni, fino al 1971. In quella data viene comprato da una casa di distribuzione che gli cambia il titolo in “I eat your skin”. Perché? Per fare il paio con I drink your blood, altro film di zombie ma molto lontano come stile.
I due film, i cui titoli insieme suonavano effettivamente molto bene, vengono venduti come pacchetto unico ai drive-in. Se qualcuno voleva trasmetterli, doveva far passare entrambi i lungometraggi.
I numeri di Il Voodoo dei Morti Viventi
Il voodoo dei morti viventi è stato girato con un budget di 120.000$, il che ci avrebbe fatto sperare in qualcosa di più rispetto ai cerotti sugli occhi degli zombie. Non trovando immediatamente un distributore, viene però venduto ad appena 40.000$.
Anche i tempi di registrazione sono stati superiori all’atteso, almeno per quanto riporta Del Tenney, il regista. La Twentieth Century Fox gli avrebbe infatti chiesto di utilizzare una troupe di produzione composta da membri del sindacato, in caso contrario non avrebbe distribuito il film. Tenney però, in un’intervista non si trattiene e si lamenta di come questa troupe sia stata troppo lenta. In concomitanza con un uragano inaspettato e il numero elevato di morsi di serpente, pare abbiano impiegato ben tre settimane e non le solite due a girare il tutto.