Vediamo insieme perché vedere Lost in Devil’s country. Un film italiano, genere horror, scritto e diretto dal regista Matteo Corazza. Una pellicola che contiene tutti gli elementi del classico film di paura, di cui si possono raccontare molti aneddoti carini. Se state cercando qualcosa di relativamente shock da vedere, continuate a leggere.
Lost in Devil’s country: il classico film di paura
Come vedremo dalla trama, guardando Lost in Devil’s country (Matteo Corazza, 2023) siamo di fronte al classico film di paura che strizza l’occhio agli horror americani anni ’90.
C’è una presenza non morta che cerca vendetta. I protagonisti si ritrovano per caso in casolare abbandonato. L’ambientazione è nebbiosa e rurale, perfetta per nascondersi, ma non dal macabro.
A proposito di location, possiamo dire che sono il vero protagonista del film: infatti, le scene sono state girate in alcuni paesi del territorio veneto – casa madre del regista – che si presta proprio bene a dare vita ad una storia di fantasmi in piena regola.
La trama del film
L’anno è il 1982. Ci troviamo a Rusco Roid, una cittadina tranquilla, di quelle dove non succede mai nulla. Un giorno però un gruppo di malviventi decide di rapinare le poste centrali e uccide una delle impiegate.
I rapinatori in fuga decidono di fuggire nelle campagne e di rifugiarsi in quello che all’apparenza sembra essere nient’altro che un villino abbandonato. Sperduti nel nulla la banda si sente al sicuro dalla polizia. Nella casa però c’è qualcosa che non quadra.
Il luogo in sé e per sé sembra essere insignificante, ma nasconde un antico segreto. In passato la villa era abitata da una famiglia per bene, la cui figlia venne brutalmente uccisa insieme al fidanzato americano. Una brutta aggressione finita nel sangue dopo la quale nessuno aveva più voluto abitare quella casa perché infestata dallo spettro della giovane.
Come abbiamo detto, nient’altro che una storia di fantasmi
Insomma, come vi avevamo accennato la storia gira tutta intorno allo spettro della giovane uccisa. La ragazza cerca vendetta in tutti coloro che varca la soglia della sua casa perché pensa che siano gli aggressori che l’hanno uccisa e le hanno portato via il fidanzato.
La cosa interessante che accade però ad un certo punto del film è che la storia di fantasmi si trasforma in una storia di possessione. Infatti, il capo della banda di rapinatori (detto Libe) ad un certo punto inizia a comportarsi in un modo strano, ad avere strane visioni e a vivere sensazioni sospese tra la realtà dei fatti e quella dei sensi e della mente.
L’epilogo sarà drammatico. Le storie dei personaggi andranno mano ad intrecciarsi tanto che ad un certo punto i nostri protagonisti si ritroveranno legati per sempre a quel luogo stregato. Una visione interessante dell’occulto con una morale profonda: vivere i luoghi del terrore porta a sentire le sensazioni provate in quei luoghi e aiuta a riflettere.
Curiosità sul film
Una delle scene del film è ambientata negli anni ’60. Peccato che ad un certo punto si senta in sottofondo squillare un telefonino. Il direttore di produzione si era tanto raccomandato di silenziare tutti i dispositivi, ma durante il girato ecco che squilla un telefono.
Sapete di chi era? Niente meno che del direttore di produzione stesso. Alla fine viene anche da chiedersi perché durante la post produzione non sia stato eliminato il suono. Forse la verità è che non se ne sono accorti, o forse non c’era abbastanza budget per una post produzione decente.
Nonostante questo imprevisto, il livello della sceneggiatura e della recitazione è piuttosto buono. Quello che si nota è che Matteo Corazza è riuscito a creare un buon clima sul set. Non a caso, organizzava anche piccoli buffet alcolici per far sì che gli attori non patissero troppo freddo girando di notte in inverno.