Padre: un viaggio intimo nel lutto

È una storia infestata dai fantasmi quella di Padre, ma anche un racconto delicato ed introspettivo. Il film drammatico del 2016 della sceneggiatrice e regista abruzzese Giada Colagrande esplora la perdita e l’amore in un viaggio intrigante e meditativo della durata di 90 minuti.
Gli interpreti sono Giada Colagrande, Willem Dafoe, Franco Battiato, Marina Abramovic e Claudio Colombo.

La trama

Nella Roma dei tempi nostri una giovane donna, Giulia (Giada Colagrande), perde inaspettatamente il padre, il raffinato musicista e compositore Giulio Fontana (Franco Battiato). Dopo la veglia funebre, rimane nel suo appartamento con la mente affollata di troppi perché. È  qui che comincia ad avvertire un’insolita atmosfera, come se non si trovasse da sola. Arriva così alla conclusione che la presenza del padre aleggi ancora in quelle stanze.

Padre
Padre: la locandina del film.

Un pianoforte che suona e il ritrovamento di alcune lettere rafforzano in lei questa convinzione. Supportata dall’amico di famiglia James (Willem Dafoe), artista teatrale e mentore della donna, la protagonista compie un percorso attraverso il dolore. Una casa vuota si riempie di memorie, a volte tangibili e a volte soltanto ombre di un mondo sconosciuto e invisibile.

Una storia d’amore

Non è la morte intesa come assenza il fulcro del film. Il centro di tutto è piuttosto l’amore e il processo di elaborazione del lutto per chi rimane in vita. Il contatto con i propri cari non si interrompe con la morte, ma va al di là di essa. Ancorato al passato, chi resta trattiene i ricordi, nel disperato desiderio di rivedere ancora i propri affetti e di non perderli per sempre. La storia di Padre diventa così una ricerca, misteriosa ed esoterica, in cui la protagonista impara la resilienza e come superare il dolore.

Padre
Padre: una scena del film.

La regista ha dichiarato che l’idea del film è nata da una serie di sogni fatti dopo la morte di suo padre. Ed è forse proprio perché attinge dalla realtà ed è frutto dell’esperienza personale che Padre risulta così denso espressivamente. La verità dei sentimenti della protagonista Giulia viene sprigionata con forza nella sua interpretazione, dando vita ad una storia che segue più la parte emozionale che un vero e proprio filo logico, toccando le corde dello spettatore.

Padre: il film

La Colagrande ha realizzato Padre a basso budget, perlopiù tra le mura domestiche, con l’aiuto degli amici e di Willem Dafoe, attore hollywoodiano nonché suo marito dal 2005. Il risultato è un film sperimentale che fonde diverse forme artistiche, come danza, musica, teatro e pittura. Le musiche sono state scritte da Franco Battiato e Carlo Guaitoli e contribuiscono all’intensità dell’opera. Anche la superba fotografia di Tommaso Borgstrom, che è tristemente mancato dopo aver lavorato al film, apporta intimità e calore a tutta la storia. Borgstrom insiste spesso sulle ombre, prediligendo i colori sbiaditi, quasi come in una vecchia fotografia.

Padre
Padre: una scena con Willem Dafoe.

Il cinema multiartistico

La narrazione di Padre può apparire vaga, con immagini spesso scollegate e più simili ad un flusso di pensieri che ad un’ordinata sequenza logica. Muovendosi al rallentatore, la Colagrande alterna scene astratte, immagini ultraterrene, citazioni letterarie, discorsi, lettere e arti visive. La stessa regista riferisce di aver realizzato il film “come durante un sogno”. D’altra parte è stata definita una “poliartista” e lei stessa ha dichiarato alla rivista Panorama:ho scelto il cinema perché è un mezzo onnicomprensivo dove può confluire tutto“. Questa commistione artistica rende il film a volte difficile da decodificare, ma comunque non ne altera l’effetto coinvolgente ed ipnotico. Padre è un’opera-esperimento perfettamente riuscita che ha il coraggio di restare nell’incompiutezza, manifestando nel contempo i suoi intenti introspettivi con toni sensibilissimi e profondi.

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