Agli amanti dell’horror vintage a caccia di una storia pazzesca non può sfuggire il film del 1967 Spider Baby.
Incentrato sulle assurde vicissitudini di una famiglia di psicopatici, è un’opera dissacrante e piena di black humor, totalmente diversa dalle canoniche produzioni di Hollywood. La regia e la sceneggiatura sono di Jack Hill, la fotografia di Alfred Taylor, le musiche di Ronald Stein.
Spider baby: la trama
In una tenuta fatiscente vive una famiglia davvero strana composta dai fratelli Ralph (Sid Haig), Elizabeth (Beverly Washburn) e Virginia (Jill Banner). I tre sono affetti da una particolare malattia genetica che li ha fatti regredire ad uno stato infantile, rendendoli mentalmente instabili ed imprevedibili. Per questo, finiscono spesso in balia di turbe psichiche violente o incestuose, in certi casi addirittura cannibali.
L’autista Bruno (Lon Chaney Jr.) è talmente affezionato e devoto alla famiglia che si prende cura di loro, anche coprendone le malefatte. Un giorno, però, nell’apparente tranquillità familiare irrompe Peter Howe, un lontano cugino. Egli, con sua sorella Emily (Carol Ohmart) e l’avvocato Mr. Schlocker (Karl Schanzer), vuole rivendicare la proprietà della tenuta. Questa visita porterà il caos e risveglierà un’ondata di follia omicida, svelando le oscurità e gli orrori che si celano dietro a quelle mura.
Le famiglie inquietanti nell’horror
Spider Baby è una sorta di apripista del tema delle famiglie lugubri e deviate, destinato a divenire un topos nell’horror. Successivamente infatti nasceranno film amatissimi come Non Aprite quella Porta (1974), Le Colline hanno gli Occhi (1977) e, più di recente, La Casa del Diavolo (2005). Ma se ne potrebbero citare molti altri. La violenza è naturalmente il comune denominatore di tutti, insieme al fatto che gli eventi macabri avvengono perlopiù tra le mura domestiche.
Protagoniste sono delle famiglie sinistre, spesso composte da mostruosi consanguinei, accomunati dalla sete di torture e di sangue. E non importa se a volte i personaggi risultano grotteschi, insensati, al limite del ridicolo. Essi sono comunque crudeli e pericolosissimi e tanto basta per suscitare l’orrore agli occhi dello spettatore.
Spider baby: curiosità sul film
Spider Baby rappresenta l’esordio alla regia di Jack Hill. Egli diverrà in seguito famoso per i suoi film sugli afroamericani degli anni ‘70, tra cui Switchblade Sisters (1975), un cult movie adorato da registi come Quentin Tarantino. Le riprese, avvenute a Los Angeles, hanno richiesto soltanto 12 giorni e un budget ridotto, pari a circa sessantamila dollari. Ma, oltre che con la scarsità del budget, Hill dovette fare i conti con i problemi economici della casa di produzione. Quest’ultima si trovò infatti sull’orlo della bancarotta, tanto da dover posticipare di tre anni l’uscita del film. Comunque, esso ebbe poi un notevole successo anche grazie all’avvento del VHS.
The maddest story ever told
Se il basso costo di realizzazione non ha permesso particolari effetti speciali, Spider Baby ha saputo emergere grazie ad altri fattori decisamente interessanti. La vecchia casa diroccata, le musiche spettrali e il filtro in bianco e nero contribuiscono a rendere l’atmosfera inquietante, mentre i membri del cast sono ben calati nei personaggi e mostrano una buona chimica tra di loro.
I comportamenti dei tre ragazzi psicopatici, in fondo vulnerabili e bisognosi di affetto nonostante le inclinazioni bestiali, esprimono un bisogno istintivo, selvaggio, privo di costrizioni. La storia è perversa e avvincente, tanto da essere definita “la storia più folle mai raccontata”. Lo dichiara anche il regista: “il film è nato una mattina, in un flash di follia”. Non c’è da stupirsi, con queste premesse, che esso sia diventato un cult del genere. Uno dei primi film sulle famiglie-killer ma anche, probabilmente, uno dei migliori.