Baby Gang

Baby Gang

Quello descritto da Stefano Calvagna, in Baby Gang, è il quadro di un gruppo di giovani criminali che vogliono ritagliarsi un loro posto nel mondo tra piccoli crimini e lavoretti sporchi, alla ricerca di potere e soldi facili.

Trama di Baby Gang

Il film inizia con l’incontro tra Giorgio, rinchiuso in riformatorio e uno Psichiatra. Insieme ripercorrono a ritroso tutte le prodezze e i crimini perpetuati dalla banda criminale di ragazzini.

Baby Gang
Baby Gang

La banda di giovani romani è composta da Giorgio e da Marco, il suo migliore amico. Insieme sono legatissimi e insieme hanno affrontato, non nel migliore dei modi, la vita. I due sono a capo di una manciata di ragazzi di strada, che insieme formano una baby gang di giovani criminali.

Adolescenti dediti per lo più a furti, rapine, spaccio, risse, consumo eccessivo e sconsiderato di droghe e alcool. Piccole cose per la delinquenza locale, quelle che a Roma vengono definite “impicci”.

Tuttavia, i ragazzi decidono di fare il grande salto e avviano un giro di prostituzione, assoldando delle loro coetanee che trasformano in baby squillo e improvvisandosi loro protettori.

Nel frattempo, i giovani iniziano anche un traffico di clonazione delle carte di credito, grazie al lavoro di Giorgio, che, ufficialmente, fa il cameriere in una trattoria.

Per tenere insieme la banda, il lavoro e per perpetuare rapine a discapito dei clienti delle baby squillo la banda fa il grande salto, acquistando il “ferro” e iniziando a maneggiare armi da fuoco.

Il degrado della periferia

Come sempre, questa categoria di film vuole mostrare il degrado della periferia, il disagio di una comunità che ha poco o niente, cresciuta per strada e poco seguita.

Baby Gang
Baby Gang

La periferia di Roma fa da sfondo a queste discutibili gesta e l’assenza visibile di un tessuto sociale e famigliare (quasi sempre i padri sono assenti, prevalentemente al “gabbio”, in prigione), di concerto con il degrado urbano, crea un habitat mefitico per la generazione dei figli perduti. E segna, invariabilmente, il loro destino”.

Il cinema e il cinema indipendente ci hanno già mostrato il degrado sociale e il fenomeno della delinquenza giovanile. Quello che viene mostrato è un modus operandi che ben conosciamo e che porta, inesorabilmente, all’autodistruzione. Tuttavia, quello che vuole apparire come un quadro di una vita al margine della società rischia di sfociare in un manuale del piccolo criminale.

Baby Gang, la delinquenza giovanile romana

Siamo a Roma, nei quartieri di periferia. Dove la delinquenza è il pane quotidiano anche per i più giovani. Tuttavia, la vita di questi piccoli criminali si intreccia inesorabilmente con quella dei loro coetanei che, invece, sono all’oscuro di questo mondo. Giovani che vanno a scuola, che lavorano e che hanno una famiglia e una solida società alle spalle. E inesorabilmente appare evidente il divario sociale, tra i quartieri più ricchi e quelli più poveri. Tra quelli considerati da sempre l’elitè e quelli considerati i più criminosi.

Siamo anche abituati a vedere tutto questo sullo sfondo della Capitale. Roma e i suoi quartieri sono da tempo al centro di una filmografia incentrata sulla piccola criminalità, insieme a Napoli.

Un film girato in strada con non-attori

A enfatizzare la storia c’è il fatto che il film è stato girato con attori, giovani e giovanissimi, presi per strada. In due settimane il film è stato girato, senza copione, tra i quartieri di Roma Sud, Capannelle, Tuscolana, Cinecittà.

I protagonisti sono ragazzi presi per strada, tra i quartieri di Tor Bella Monaca, Corviale, Garbatella, senza nessun precedente cinematografico.

Tutte le scene sono state girate, inoltre, senza copione. E la cosa è ancor più sorprendente. Gli attori non-attori sono Daniele Lelli, Raffaele Sola, Gianluca Barone, Francesco Lisandrelli, Gianmarco Malizia, Domiziana Mocci, Chiara De Angelis, Giulia Sauro, Sabrina Sotiryiadi.

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