Divina mortis

Divina mortis, tra zombie e religione

Divina mortis è un mediometraggio del 2017 diretto dal regista teramano Josh Heisenberg. In uno scenario apocalittico, la terra è popolata da zombie famelici, ai quali una setta di fanatici vuole dare in pasto due giovani donne. La sceneggiatura è di Josh Heisenberg con Emanuele Di Filippo. Tra gli attori troviamo Massimiliano D’Aloiso, Valentina Carrino, Nicole Petruzzae, Enrico Bergamasco e Luca Di Giandomenico.

Divina mortis: la trama

L’umanitá è sopraffatta da un’invasione di zombie. Una setta di monaci fondamentalisti, guidata da un frate che sostiene di essere un tramite col divino, ha trovato riparo all’interno di un convento. La convinzione che la morte avvicini a Dio e alla salvezza li spinge a catturare dei poveri malcapitati per nutrire i morti viventi. Tra i prigionieri vi sono due sorelle, destinate anch’esse ad essere immolate come sacrificio umano. Ma le ragazze non si rassegnano affatto alla loro sorte e lottano strenuamente per sfuggire alle atrocità commesse dalla setta e dal suo leader.

Divina mortis
Divina mortis: carne fresca per gli zombie famelici.

Zombie movie… ma non troppo

In Divina mortis si percepisce chiaramente l’amore viscerale del regista per il filone degli zombie-movies alla Romero, cosa di cui lo stesso Heisenberg non ha mai fatto mistero. D’altra parte, chiunque voglia approcciarsi a questo genere deve per forza confrontarsi con chi ne è stato un autentico pioniere, facendone il suo cavallo di battaglia. Il film riesce comunque ad avere una buona dose di originalità grazie all’aggiunta di spunti moderni e personali. Chi si aspetta un tripudio di splatter a suon di sbudellamenti, tipici delle pellicole in cui i morti viventi sono protagonisti, rimarrà deluso. Divina mortis non calca troppo la mano in questo senso, preferendo concentrarsi su altri aspetti.

Divina mortis
Divina mortis: una scena del film.

Il tema della religione

Per esempio, mette in scena la riflessione su come il male sia radicato a fondo nella natura umana. Gli zombie in questo caso fungono perlopiù da contorno per approfondire la parte peggiore dell’animo umano. Già Romero sosteneva che “gli zombie siamo noi”, elevando i morti viventi a punitori di un’umanità nemica di sé stessa. Heisenberg elabora questo tema utilizzando come spunto narrativo il fanatismo religioso.

Non si tratta certo del primo horror che sfrutta la fede cieca e integralista per mettere in luce gli istinti perversi dell’essere umano. Basti pensare a pellicole come Nympha e Absolutio – Erlosung im Blut. Inizialmente vista come via di fuga e unica arma per la salvezza, la religione sfocia in una follia violenta e irrazionale, in una malattia ben peggiore dell’assalto zombie. La pellicola riesce egregiamente ad esprimere la pazzia degli uomini di fede, sottolineata dai dialoghi illogici e inquietanti, così come dai primi piani dei protagonisti, che si trasformano in demoni fuori controllo.

Divina mortis: considerazioni sul film

Nel panorama dei film indipendenti i 30 minuti di Divina Mortis, girati in soli cinque giorni, regalano grandi soddisfazioni. È un segnale evidente di come il basso budget sia un dettaglio irrilevante rispetto ad una buona storia e ad un film realizzato con passione. Le scene sono prevalentemente in ambienti interni e gli effetti speciali, curati da Vanessa di Serafino e Emanuele Alteri, sono artigianali, anche se sempre all’altezza.

Divina mortis
Divina mortis: la locandina del film

Il regista sopperisce alla ristrettezza di mezzi puntando sulla resa di un’atmosfera pesante, in cui si respira la follia palpabile, il caos e la violenza. Le immagini e le sequenze sono ben realizzate, grazie ad un’ottima fotografia ed alla mano sicura con cui Heisenberg guida la cinepresa. E grazie anche ad un montaggio pulito ed accattivante. Il prodotto finale risulta insomma ben confezionato, con diversi elementi interessanti, tanto che è un peccato non sia stato sviluppato nelle tempistiche di un lungometraggio.

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