Torniamo a parlare di horror movie con il film del 1989 La Casa 7, un film diretto dal regista James Isaac (regista anche del decimo capitolo della saga di Venerdì 13).
La Casa 7: cosa aspettarci
Una pellicola che nonostante il nome non ha nulla a che fare con la nota serie di film dal titolo La Casa (appunto) del regista Sam Raimi.
Poca fantasia quindi, non solo nel nome, ma anche nella locandina, che non è altro che la famosa casa di Psyco vista dall’alto, a simbolo delle case maledette.
Insomma, non dobbiamo sforzarci più di tanto per capire di cosa parla il film: una casa stregata? No, uno psicopatico che insegue un poliziotto “maledetto”. Vediamo la trama.
La trama
Il protagonista è il detective Lucas McCarthy (tipico nome da detective di gialli vintage). Dopo molti anni d’inseguimento riesce ad arrestare una delle sue nemesi: il feroce serial killer Max Jenke.
Jenke aveva mietuto oltre 100 vittime a suon di mannaia e finalmente era dietro le sbarre. Gli abitanti della città potevano dormire sonni tranquilli.
L’omicida viene condannato alla sedia elettrica, ma nonostante la condanna – non si sa bene come – Jenke non muore e ritorna assetato di vendetta.
Ha un’entità nuova ed è pronto a perseguitare McCarthy e la sua famiglia, nascondendosi in casa sua, dove trasforma solaio e cantina in posti spettrali, anzi in vere e proprie macellerie spaventose.
Critiche dal web
La Casa 7 è un film che riprende situazioni horror da molti dei più famosi film del genere, in particolare da Nightmare – Dal profondo della notte.
Anche se il regista che ha firmato la copia finale del film, la pellicola è stata avviata dal regista David Blyth (Ghost Bride).
Lo abbiamo già accennato all’inizio: anche se il titolo ricorda i famosi horror show di Sam Raimi, questa visione non vi regalerà le stesse emozioni.
Per horror show s’intende un mix tra film horror classico e poliziesco. Di solito il protagonista di questo tipo di soggetti è appunto un detective, come in questo caso de La Casa 7. Non a caso le atmosfere sono le stesse di La Casa 3 (fino alla 5) o di Nightmare di Wes Craven, però manca qualcosa per renderlo unico come questi titoli.
Parliamo della regia
La ricetta sembra essere una copia – se ci fate caso anche le musiche sono molto simili a quelle degli horror movie sopra citati. La regia è buona, professionale, ma non certo degna di nota.
L’attore principale (Lance Henriksen – Quinto Potere) è come sempre sul pezzo, ma non abbastanza. Anche se solo la sua presenza riesce a dare una nota di colore e credibilità alla storia, non è facile rifuggire dal luogo comune del poliziotto perseguitato dal serial killer.
Una delle cose più belle del film è la fotografia, ad opera di Mac Ahlberg. Una nota cupa e al tempo stesso affascinante che crea quell’atmosfera horror senza la quale il film non sembrerebbe appartenere al genere.
Effetti speciali? Si ci sono, ma sono più gore che splatter, e la prima parte del film è lenta e priva di colpi di scena o inquadrature che lasciano ad intravedere cosa accadrà in seguito incuriosendo lo spettatore.
In conclusione
Un film horror come tanti. Da vedere se state facendo la collezione di questo genere e non volete perdervene nemmeno uno, ma in linea generale è una pellicola che fatica ad ingranare e che alla fine non rientra nei cult del cinema dell’orrore.
Se dovessimo dargli un valore in stelle da 1 a 5 – come fanno anche altri siti web che si occupano di recensioni cinematografiche – la quotazione sarebbe molto bassa: diciamo 2 stelle. Nonostante ciò pensiamo anche che sia il caso di dargli almeno una chance, perché il film ha anche i suoi lati positivi.