La storia di Rabbia Furiosa – Er canaro si ispira ad un episodio realmente accaduto negli anni ‘80, salito agli onori delle cronache per la sua indicibile brutalità. Un uomo, detto Er Canaro, si accanisce con torture e atti selvaggi verso quello che era stato il suo aguzzino. Il thriller, diretto da Sergio Stivaletti, è stato distribuito nel 2018.
Rabbia Furiosa: la trama
Siamo a Roma, nel quartiere periferico del Mandrione. Fabio (Riccardo De Filippis) dopo otto mesi di reclusione per una pena che sarebbe spettata all’amico Claudio (Virgilio Olivari) è finalmente tornato in libertà. Ora vorrebbe soltanto riprendere in mano la sua vita tranquilla e la sua attività di toelettatore per cani (da cui il soprannome “er canaro”). Deve però fare i conti con la presenza ingombrante di Claudio, che gestisce dei traffici illegali e si occupa di organizzare combattimenti tra cani. L’uomo manifesta sin da subito la sua prepotenza, pretendendo di avere il controllo sul quartiere e sulla vita di Fabio. Le sue continue vessazioni e umiliazioni sfociano in atti di inaudita crudeltà e portano il mite Fabio alla ribellione verso il suo aguzzino. La vendetta sarà tanto inaspettata quanto cruenta.
Le origini della storia
Sergio Stivaletti è uno degli effettisti più apprezzati del panorama italiano. In oltre 30 anni di carriera ha tirato fuori dal suo cilindro personaggi, creature e mostri che l’hanno portato a lavorare con registi del calibro di Dario Argento, Lamberto Bava, Roberto Benigni e Gabriele Salvatores. Rabbia Furiosa – Er Canaro è il suo terzo lungometraggio dopo Maschera di cera (1997) e I tre volti del terrore (2004).
Il personaggio al quale il film si ispira nella realtà era il toelettatore Pietro De Negri, che lavorava nella zona popolare della Magliana Nuova a Roma, nel quartiere Portuense. L’uomo divenne tristemente famoso nel 1988 per aver torturato ed ucciso l’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci. Le cronache raccontarono un crimine particolarmente efferato, in cui la vittima sarebbe stata sottoposta a lunghe sevizie e mutilazioni.
Stessa storia, diverse prospettive
Questo atroce episodio ha ispirato anche Matteo Garrone, che nello stesso anno ha fatto uscire il film Dogman. Difficile sapere chi tra i due abbia per primo avuto l’idea di rielaborare la storia del Canaro. Selezionato in concorso al Festival di Cannes e candidato agli Oscar come miglior film straniero, Dogman ha decisamente goduto di un posto al sole tra le uscite mainstream.
Tuttavia, se Dogman costruisce una storia più “idealizzata” e utilizza una forma più poetica, Rabbia Furiosa si avvale invece di un rilettura cruda, popolare. Si rivolge quindi ad uno spettatore del tutto diverso con un prodotto senz’altro più basso e artigianale, ma che sprizza realismo da tutti i pori. Inutile mettere a confronto due opere così diverse, in cui però il comune denominatore è la depravazione dell’animo umano e la ribellione degli emarginati, che esplode sadica e incontrollabile.
Rabbia furiosa: considerazioni sul film
Rabbia Furiosa – Er canaro risente in certi momenti di uno svolgimento troppo lungo e si perde in sottotrame che non portano alcun giovamento alla visione. Il vero exploit lo abbiamo alla fine, negli ultimi venti minuti del film. È qui che si scatena la rabbia del Canaro. Tra lo sfogo delle sue frustrazioni, troppo a lungo tenute a bada, e il blitz della polizia contro i gestori dei combattimenti tra cani, si gioca la parte saliente della narrazione.
L’adrenalina è alle stelle e l’escalation di soprusi che ci ha accompagnati per tutto il film scoppia ora in una vendetta liberatoria e terrificante, di cui Stivaletti non ci risparmia nessun dettaglio, dimostrando tutta la sua sapienza tecnica.
Rabbia Furiosa – Er canaro è il film perfetto per chi vuole assaporare un prodotto fuori dai canoni, disturbante, audace e sincero.